L’osteocondrite dissecante è una malattia ortopedica del’ apparato scheletrico che coinvolge le articolazioni e si verifica nell’ età evolutiva e al termine dell’adolescenza. L’osteocondrite colpisce l’ossificazione condrale, cioè converte la cartilagine in osso e questo può verificarsi fondamentalmente in due posizioni: nell’articolazione e nelle cartilagini di accrescimento. Ciò che caratterizza questo disturbo è l’interruzione dell’afflusso di sangue a un osso sul livello della cartilagine di accrescimento e compare molto più frequentemente nei soggetti maschi di età tra i 10 ai 20 anni che praticano attività sportiva.
L’osteocondrite si divide in:
E si differenzia in base alla localizzazione:
In tutte e due i casi la cartilagine non viene convertita in osso abbastanza in fretta e ciò consente la formazione di uno strato cartilagineo abnormalmente spesso. La cartilagine, non avendo vasi sanguigni si nutre per diffusione e gli strati più profondi sono sempre più scarsamente nutriti e degenerano. In genere l’osteocondrite può verificarsi in una qualunque articolazione, ma colpisce principalmente:
Nel 75% dei casi l’osteocondrite si verifica a livello del condilo femorale del ginocchio, però esistono forme speciali di osteocondrite che prendono il nome a seconda della localizzazione:
I fattori responsabili dell’osteocondrite dissecante sono principalmente cause traumatiche, infiammatorie o da un carente afflusso di sangue. Inoltre, l’effetto di sollecitazioni ripetute, tipiche degli atleti, porta alla frammentazione di una parte della cartilagine e dell’osso che si trova vicino la cartilagine (osso subcondrale) tale condizione fa sì che ci sia una carenza nell’afflusso di sangue e di conseguenza le cellule di un frammento osseo muoiono. Questo frammento successivamente si separa dalla cartilagine e diventa così un corpo libero articolare che causa infiammazioni e blocchi articolari. Ultimamente grazie ai recenti studi di osteologia, si è notato che quasi tutti i pazienti colpiti hanno un apporto insufficiente di vitamina D3 comportando disturbi nel metabolismo del calcio.
Il sintomo principale è il dolore, che varia in base alla localizzazione e all’estensione. I primi sintomi compaiono nei soggetti di età tra gli 8 e i 15 anni e spesso sono interpretati erroneamente dai medici come “dolori di crescita”. I disturbi, in genere, si verificano durante e dopo l’esercizio, infatti, lo sport deve essere interrotto a causa del dolore. A seconda della gravità dei sintomi e della necrosi ossea si differenziano quattro fasi di osteocondrite:
nella prima fase la cartilagine risulta danneggiata, inoltre la cartilagine e le aree adiacenti possono gonfiarsi
oltre al danno cartilagineo si aggiunge anche una lesione nell’ osso sottostante
in questa fase può succedere che l’area danneggiata si sia staccata; tuttavia, la superficie cartilaginea può essere ancora intatta.
Distacco completo dell’articolazione. In questa fase i frammenti ossei si spostano in modo che le parti morte si spostino verso l’interno dell’articolazione e qui si iniziano a manifestare i sintomi più comuni.
I disturbi più comuni, tra le altre cose, includono: dolore non localizzabile, gonfiore, versamenti articolari e sensazione di intrappolamento. La sintomatologia non sempre indica l’osteocondrite ma può assomigliare a una “normale lesione”, affinché il medico possa riconoscere la patologia utilizza varie procedure:
Innanzitutto, i pazienti che soffrono di osteocondrosi devono:
Il trattamento dell’osteocondrite dipende in primis dallo stadio della malattia e dall’età del paziente. Se la malattia è nella fase 1 o 2 l’osteocondrosi può essere trattata in maniera conservativa:
questo tipo di terapia ha senso nei pazienti molto giovani in cui la cartilagine di accrescimento non è ancora completamente sviluppata, il medico monitorerà la guarigione costantemente tramite esami di imaging e somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei. Inoltre, è fondamentale l’approccio fisioterapico che consiste nel:
Nel caso in cui non ci fossero miglioramenti dopo un po’ di tempo, è necessario un intervento chirurgico:
Molto spesso l’intervento chirurgico è usato nei pazienti con fasi 3 e 4, ed è richiesto il cosiddetto trapianto di cartilagine. Un metodo di chirurgia è la spongiosaplastica retrograda in cui viene riempito l’osso sotto la cartilagine e la stabilizzazione del frammento osseo staccato. Nel caso in cui questi metodi non elimino il dolore si prende in considerazione la possibilità di impiantare una protesi dell’articolazione, ove sia possibile.
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