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Osteocondrite dissecante

L’osteocondrite dissecante è una malattia ortopedica del’ apparato scheletrico che coinvolge le articolazioni e si verifica nell’ età evolutiva e al termine dell’adolescenza.  L’osteocondrite colpisce l’ossificazione condrale, cioè converte la cartilagine in osso e questo può verificarsi fondamentalmente in due posizioni: nell’articolazione e nelle cartilagini di accrescimento. Ciò che caratterizza questo disturbo è l’interruzione dell’afflusso di sangue a un osso sul livello della cartilagine di accrescimento e compare molto più frequentemente nei soggetti maschi di età tra i 10 ai 20 anni che praticano attività sportiva.

L’osteocondrite si divide in:

  1. forma giovanile
  2. forma adulta

E si differenzia in base alla localizzazione:

  1. epifisarie, interessa l’epifisi
  2. apofisarie, interessa un’apofisi (punto di intersezione tra osso e tendine)

In tutte e due i casi la cartilagine non viene convertita in osso abbastanza in fretta e ciò consente la formazione di uno strato cartilagineo abnormalmente spesso. La cartilagine, non avendo vasi sanguigni si nutre per diffusione e gli strati più profondi sono sempre più scarsamente nutriti e degenerano. In genere l’osteocondrite può verificarsi in una qualunque articolazione, ma colpisce principalmente:

  • ginocchio
  • caviglia
  • gomito
  • spalla
  • anca
  • colonna vertebrale

Nel 75% dei casi l’osteocondrite si verifica a livello del condilo femorale del ginocchio, però esistono forme speciali di osteocondrite che prendono il nome a seconda della localizzazione:

  • Osteocondrite dissecante, è una forma particolare che si diffonde in molte ossa e dove la cartilagine dà origine a frammenti
  • Osteocondrosi intervertebrale
  • Osteocondrosi cervicale, vertebre cervicali
  • Malattia di Scheuermann, vertebre dorsali
  • Displasia del gomito
  • Sindrome di radio curvo
  • Sindrome di Kienboeck, osso semilunare
  • Osteocondrosi pubica
  • Malattia di Legg-Calvè Perthes, necrosi asettica della testa del femore
  • Malattia di Konig, osteocodrite dissecante al ginocchio
  • Sindrome di Osgood- Schalatter
  • Sindrome di Blount, epifisi prossimale tibia
  • Malattia di Sever, calcagno
  • Sindrome di kohler, scafoide tarsale
  • Malattia di Iselin, base del V metatarso

Cause dell’osteocondrite dissecante

I fattori responsabili dell’osteocondrite dissecante sono principalmente cause traumatiche, infiammatorie o da un carente afflusso di sangue. Inoltre, l’effetto di sollecitazioni ripetute, tipiche degli atleti, porta alla frammentazione di una parte della cartilagine e dell’osso che si trova vicino la cartilagine (osso subcondrale) tale condizione fa sì che ci sia una carenza nell’afflusso di sangue e di conseguenza le cellule di un frammento osseo muoiono. Questo frammento successivamente si separa dalla cartilagine e diventa così un corpo libero articolare che causa infiammazioni e blocchi articolari. Ultimamente grazie ai recenti studi di osteologia, si è notato che quasi tutti i pazienti colpiti hanno un apporto insufficiente di vitamina D3 comportando disturbi nel metabolismo del calcio.

Sintomi e diagnosi dell’osteocondrite dissecante

Il sintomo principale è il dolore, che varia in base alla localizzazione e all’estensione. I primi sintomi compaiono nei soggetti di età tra gli 8 e i 15 anni e spesso sono interpretati erroneamente dai medici come “dolori di crescita”.  I disturbi, in genere, si verificano durante e dopo l’esercizio, infatti, lo sport deve essere interrotto a causa del dolore.  A seconda della gravità dei sintomi e della necrosi ossea si differenziano quattro fasi di osteocondrite:

  1. fase I

nella prima fase la cartilagine risulta danneggiata, inoltre la cartilagine e le aree adiacenti possono gonfiarsi

  • fase II

oltre al danno cartilagineo si aggiunge anche una lesione nell’ osso sottostante

  • fase III

in questa fase può succedere che l’area danneggiata si sia staccata; tuttavia, la superficie cartilaginea può essere ancora intatta.

  • fase IV

Distacco completo dell’articolazione. In questa fase i frammenti ossei si spostano in modo che le parti morte si spostino verso l’interno dell’articolazione e qui si iniziano a manifestare i sintomi più comuni.

I disturbi più comuni, tra le altre cose, includono: dolore non localizzabile, gonfiore, versamenti articolari e sensazione di intrappolamento. La sintomatologia non sempre indica l’osteocondrite ma può assomigliare a una “normale lesione”, affinché il medico possa riconoscere la patologia utilizza varie procedure:

  • Esami di imaging, radiografia Rx e risonanza magnetica.
  • La scintigrafia ossea può dare informazioni per la diagnosi
  • L’artroscopia aiuta a capire quale sia il trattamento più adatto
  • Artro-risonanza magnetica, esame in cui si usa un mezzo di contrasto iniettato in sede intra-articolare. È utile nei casi più complessi

Trattamento dell’osteocondrosi dissecante

Innanzitutto, i pazienti che soffrono di osteocondrosi devono:

  1. riposarsi per un lungo periodo con esercizi riabilitativi e di rafforzamento muscolare con l’aiuto di un fisioterapista
  2. immobilizzare con un tutore o un bendaggio
  3. sospendere qualsiesi attività sportiva per 3-4 mesi

Il trattamento dell’osteocondrite dipende in primis dallo stadio della malattia e dall’età del paziente. Se la malattia è nella fase 1 o 2 l’osteocondrosi può essere trattata in maniera conservativa:

questo tipo di terapia ha senso nei pazienti molto giovani in cui la cartilagine di accrescimento non è ancora completamente sviluppata, il medico monitorerà la guarigione costantemente tramite esami di imaging e somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei. Inoltre, è fondamentale l’approccio fisioterapico che consiste nel:

  1. recuperare mobilità passiva tramite:
  2. terapia manuale
  3. esercizi passivi
  4. controllo del dolore (laserterapia, ultrasuoni e laserterapia)
  5. massoterapia
  6. tutore, taping o kinesiotaping
  7. recuperare la mobilità attiva e la forza muscolare
  8. esercizi attivi sulla muscolatura
  9. terapia manuale
  10. diatremia
  11. esercizi propriocettivi
  12. taping o kinesiotaping
  13. esercizi neuromotori del movimento

Nel caso in cui non ci fossero miglioramenti dopo un po’ di tempo, è necessario un intervento chirurgico:

Molto spesso l’intervento chirurgico è usato nei pazienti con fasi 3 e 4, ed è richiesto il cosiddetto trapianto di cartilagine. Un metodo di chirurgia è la spongiosaplastica retrograda in cui viene riempito l’osso sotto la cartilagine e la stabilizzazione del frammento osseo staccato. Nel caso in cui questi metodi non elimino il dolore si prende in considerazione la possibilità di impiantare una protesi dell’articolazione, ove sia possibile.

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