Scapola alata – cause, sintomi e trattamento
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3 Novembre 2021Con calcificazione alla spalla, si intende una patologia molto comune caratterizzata da piccoli depositi di calcio nel tendine della cuffia dei rotatori. Molti soggetti affetti da tale condizione, nella maggior parte delle volte guariscono seguendo il trattamento conservativo, ma in situazioni più gravi potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico. La calcificazione della spalla colpisce per lo più le donne sopra i 30 anni.
La sede più frequente dove si localizza la calcificazione è il tendine sopraspinato, in seguito può verificarsi sul tendine sottospinato e sottoscapolare. Nonostante l’entità del problema, che può compromettere anche le attività più semplici, una calcificazione non è una malattia grave e spesso basta seguire un paio di accorgimenti e dei consigli da un fisioterapista specializzato.
Cause e fattori di rischio
Per quanto riguarda le cause della calcificazione alla spalla, non sono ancore note in quanto nessuno è riuscito dimostrare la causa della formazione dei depositi di calcio. Sono state fatte varie ipotesi nel corso del tempo, senza però che vi sia un’associazione esclusiva. Alcune delle ipotesi sono l’ipertiroidismo, infiammazione cronica del tendine o una situazione di sovraccarico continuo alle spalle. Una descrizione più dettagliata delle cause, ci viene data da Uhthoff, che ha ipotizzato tre fasi in cui si sviluppa la spalla calcificata:
- fase precalcifica: in questa fase il punto interessato va incontro a modifiche cartilaginee, ed il paziente non avverte i sintomi
- fase calcifica: questa fase è divisa a sua volta in tre fasi; formativa, di riposo e riassorbimento. Proprio quest’ultima è associata allo sviluppo del dolore acuto che è disabilitante e non migliora con gli analgesici
- fase post-calcifica: in questa fase il riassorbimento dei depositi di calcio è completo e quindi si entra nel processo di guarigione
Quindi sostanzialmente si tratta di una malattia di tipo “idiopatica”, perché in parole povere si sa come trattarla ma non si sa perché viene.
Infine, è possibile elencare i fattori di rischio che potrebbero far sviluppare la calcificazione alla spalla, tra questi:
- sesso femminile
- disfunzione della tiroide
- disturbo endocrino
- diabete
- cardiopatie ischemiche
- ipertensione
Sintomi calcificazione alla spalla
I soggetti affetti da calcificazione alla spalla spesso riferiscono dolore acuto a e una riduzione o perdita del raggio di movimento. Quindi della funzionalità della spalla, nella maggior parte delle volte il dolore e altri sintomi sono auto-limitanti, cioè tendono a risolversi con il tempo. Ma in altri casi il dolore diventa cronica e bisogna trattarla, è importante notare che molti pazienti con tendinopatia calcifica sono spesso asintomatici, il dolore è aggravato dall’abduzione del braccio sopra la testa o sdraiarsi sulla spalla colpita. la calcificazione alla spalla può essere divisa in due stadi:
- fase acuta: è molto dolorosa e anche al minimo movimento della spalla ci può essere arrossamento, gonfiore e febbre. Qui i depositi calcifici si presentano in stato semiliquido; è una fase caratterizzata da una risposta immunitaria che aumenta la pressione intratendiea e quindi alimenta il dolore.
- fase cronica: solitamente questa fase è meno dolorosa e spesso i sintomi sono simili ad una sindrome da impigment che peggiora con attività sportive o lavorative. I depositi sono più solidi e asciutti, come dei sassolini
Diagnosi calcificazione alla spalla
La diagnosi per le calcificazioni alla spalla si basano su un’attenta anamnesi ed un esame clinico bastato su alcuni esami di imaging:
- Raggi x: sono i migliori per diagnosticare e localizzare la sede delle calcificazioni
- Ecografia: è un esame “operatore-dipendente” e ha valore soprattutto quando si deve scegliere il trattamento.
- Risonanza magnetica nucleare: è un esame che può stimare l’entità della lesione e quindi non viene richiesto in fase iniziale
Trattamento calcificazione alla spalla
Anche se il riassorbimento dei depositi di calcio, in genere, avviene spontaneamente in una parte dei pazienti potrebbe essere necessaria una terapia o un intervento chirurgico.
La terapia conservativa, che ovviamente è la prima scelta, è caratterizzata da:
- riposo con tutore
- eventuali farmaci antinfiammatori non steroidei per alleviare il dolore (solo se prescritti dal medico)
- onde d’urto: grazie a questo particolare elettromedicale disponibile nei migliori centri di riabilitazione, è possibile trattare la calcificazione tramite le onde d’urto. Si tratta di “tartassare” le calcificazioni dall’ esterno del nostro corpo, così da favorire la frammentazione e quindi il riassorbimento. Il vantaggio di questa terapia, è essere poco invasiva. Lo svantaggio è che le sedute sono molto dolorose e non ce ne vuole solo una per risolvere il problema. Infine, vi sono delle controindicazioni per chi: ha problemi di coagulazione, chi porta il pace-maker e chi è in gravidanza.
- lavaggio ecoguidato: questo metodo viene eseguito in ambulatorio in anestesia locale, me è solo per alcuni casi di pazienti. La terapia prevede una tecnica percutanea con la quale si percorre la calcificazione e si asporta tramite il lavaggio bursale con fisiologica. Una volta finita questa procedura si procede con le infiltrazioni cortisoniche. Il vantaggio è che si risolve il problema in una sola seduta, lo svantaggio è che il risultato è dato dall’ esperienza dell’operatore e in seguito potrà svilupparsi una borsite reattiva o lesioni tendinee
Se i trattamenti conservativi non generano miglioramenti, allora si procede con la chirurgia. L’intervento chirurgico consiste nel rimuovere i depositi di calcio attraverso l’artroscopia, in seguito si dovrà iniziare un percorso di riabilitazione per recuperare il ROM (movimento), la forza e la funzionalità della spalla. La ripresa alle attività sportive e lavorative sono possibili dopo 15 giorni e questo dipende anche dalla professionalità del medico e del paziente.