Il nervo ulnare è un nervo degli arti superiori, il suo tragitto percorre tutto l’arto superiore fiancheggiando l’ulna ed è dotato sia di funzioni sensitive che di funzioni motorie. La caratteristica principale di questo nervo è che è il più grande nervo non protetto del corpo umano, ovvero non ci sono strutture muscolari o ossee a protezione del nervo. Per questo quando sbattiamo il gomito in “quel determinato punto” avvertiamo una sensazione di scossa e formicolio, ma ovviamente questa mancata protezione determina la particolare suscettibilità del nervo alle lesioni da traumi.
Quando il nervo ulnare si comprime, potrebbero esserci diversi segni e sintomi che possono essere notati dal paziente o osservati durante una visita medica. In genere i sintomi aumentano quando il gomito si flette, e possono essere classificati in tre fasi distinte:
La sintomatologia può aggravarsi quando si poggia il gomito su una parete solida o quando si combinano determinati movimenti di flessione del gomito, abduzione della spalla ed estensione del polso. Pian paino che la sindrome del tunnel cubitale avanza, i sintomi diventano più insistenti e si verificano anche durante il riposo provocando una sindrome fisiologica detta “paralisi del sonno”.
La compressione del nervo ulnare fu classificata da de Dellon nel 1991, egli classificava tale patologia in base alla gravità della condizione ed oggi risulta essere un grande punto di rigerminerò per capire in che condizione si trova il paziente. La classifica si compone in tre parti:
La compressione del nervo ulnare è una condizione che interessa maggiormente gli uomini rispetto alle donne, in particolari gli adulti oltre i 50-60 anni di età. Le cause di questa patologia sono per metà certe e per metà di natura idiopatica, mentre negli altri casi rimanenti può incombere per:
Il tunnel cubitale è per caratteristica anatomica, una struttura che non è in grado di rimodellarsi; quindi, quando si modifica il nervo ulnare, che vi scorre all’interno, sicuramente risulterà compromesso. Nel 40% dei casi le cause sono dovute a movimenti ripetitivi o eventi post- traumatici, nei restanti casi invece le cause sono di natura idiopatica.
Per quanto riguarda la diagnosi, è fondamentale valutare per tempo questa condizione per evitare che si arrivi al punto in cui l’unica soluzione l’intervento chirurgico. L’esame per antonomasia per valutare la degenerazione del nervo ulnare è l’elettromiografia, la quale viene eseguita da un medico neurologo. Comunque, in alcuni casi sono prescritti anche altri esami, al fine di valutare se ci siano ostruzioni nel tessuto osseo che comprimono il nervo ulnare, gli esami di imaging più diffusi sono:
La terapia utilizzata per la sindrome del tunnel cubitale è principalmente conservativa, in seguito se questa non dovesse dare esito positivo si passa all’intervento chirurgico. Il trattamento non chirurgico deve durare per un periodo di almeno 3/6 mesi, prima di passare all’intervento chirurgico, e consiste nel migliorare la sintomatica allentando la pressione sul nervo ulnare e riducendo il dolore e l’infiammazione. Ovviamente quanto tipo di trattamento viene personalizzato sulla base del singolo paziente e si divide in:
Nel caso in cui il trattamento conservativo non porta benefici o è rimane comunque una debolezza muscolare, bisogna prendere in considerazione l’intervento chirurgico.
La terapia chirurgica viene effettuata solo se le cure fisioterapiche non hanno gli effetti desiderati. In genere viene svolta in anestesia locale e richiede una degenza in ospedale di un paio di giorni. L’interventi chirurgico può essere di due tipi:
Come accennato precedentemente, l’intervento chirurgico viene effettuato in condizione on cui la compressione rischia di portare danni molto gravi al nervo ulnare. Si tratta di un intervento molto veloce, dura dai 30 ai 90 minuti, e si esegue in day hospital. A seguito dell’intervento il paziente non può toccare la ferita e deve evitare assolutamente la posizione di iperflessione per il primo mese. Il recupero della forza è previsto dai 3 ai 10 mesi a seconda della condizione da cui si è partiti e infine il rischio di recidiva è inferiore al 10%.
La fisioterapia deve essere iniziata subito dopo l’intervento. Si inizia a lavorare sulla cicatrice con l’obbiettivo di limitare le aderenze connettivali sulle articolazioni del gomito, polso e dita e anche al fine di recuperare la forza nella presa e nella motilità della mano. La terapia deve essere svolta circa 2 volte a settimana per i primi 3 mesi dall’intervento
Per prevenire la sindorme del tunnel cubitale, si possono fare questi esercizi che aiutano ad allungare il nervo ulnare e fanno sì che il movimento attraverso il tunnel cubitale sia più fluido:
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