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COVID-19 e Riabilitazione

Intervista al Dott. Andrea Girotti – Responsabile U.O. Riabilitazione Specialistica Ospedale Sacra Famiglia di Erba

Quali sono i sintomi più persistenti o che ritardano a scomparire? Di quale riabilitazione hanno grande bisogno i pazienti Covid-19? Il Dott. Andrea Girotti, Responsabile dell’U.O. di Riabilitazione Specialistica dell’Ospedale Sacra Famiglia di Erba, ci ha raccontato della sindrome post-Covid, riscontrata in molti malati, e dell’importanza di intraprendere un percorso riabilitativo per quei pazienti, ancora inconsapevoli vittime di questo male invisibile.

Coronavirus: sintomi e patologie che si sviluppano durante la convalescenza

Le manifestazioni residue dopo l’infezione Covid-19 sono variabili e dipendono soprattutto dallo stadio di gravità nella fase acuta: da paucisintomatico alla necessità di intubazione e di trattamento rianimatorio, dalle complicanze intercorse, dalla situazione clinica pregressa e dal livello di fragilità del paziente (età e livello di autonomia funzionale).

La maggior parte dei pazienti che abbiamo trattato all’Ospedale Sacra Famiglia di Erba erano anziani con plurime comorbilità. Spesso dopo la guarigione hanno residuato debolezzanecessità di assistenza nelle attività primarie di vita quotidiana, come semplicemente lavarsi, vestirsi, alimentarsi, utilizzare i servizi, camminare.

Il più delle volte i quadri clinici sono disparati o coinvolgono più apparati: cardiologicineurologicigastrointestinalialterazioni del sangue, anche se il più delle volte riguardano l’apparato respiratorio. Infatti, l’infezione da Covid-19 colpisce prevalentemente i polmoni con un quadro di polmonite interstiziale diffusa.

 Fase acuta e post-acuta: diverse tipologie di riabilitazione per i pazienti Covid

L’intervento fisioterapico è modulato diversamente secondo le fasi cliniche del paziente: è sempre adeguato alle necessità clinico funzionali che il malato stesso ha in quel momento.

Nella fase acuta con insufficienza respiratoria, per esempio, l’attività motoria deve essere risparmiata per evitare l’incremento del consumo di ossigeno, già gravemente compromesso, mentre vanno effettuate posture e manovre di espansione toracico polmonare, di drenaggio delle secrezioni. Quindi le manovre sono prevalentemente passive.

La supplementazione dell’ossigeno è estremamente importante, spesso accompagnata dalla ventilazione assistita o ad alti flussi nelle modalità più efficaci e più adeguate al paziente. Nella fase post-acuta dell’insufficienza respiratoria abbiamo delle persone in cui l’indebolimento generalizzato, l’allettamento e la fatica sia respiratoria che motoria sono predominanti. Spesso ci sono situazioni depressive o di decadimento cognitivo, anche per il prolungato isolamento e la perdita delle relazioni con i familiari.

L’importanza della riabilitazione: un’incredibile spinta motivazionale per i malati

Nei soggetti fragili, come gli anziani, osserviamo un grave decadimento delle capacità cognitive, tra cui:


  • deficit di memoria, di orientamento nel tempo e nello spazio;
  • fasi confusionali, spesso accompagnate da agitazione o da manifestazioni allucinatorie;
  • perdita della criticità e della capacità di risolvere piccole necessità personali;
  • ricerca costante di attenzione con la reiterazione delle stesse richieste;
  • atteggiamento di rifiuto a svolgere qualsiasi attività (dall’alzarsi all’alimentarsi).

Il tentativo, non semplice, è quello di far riprendere una minima consapevolezza di sé stessi, di aiutare a recuperare l’attenzione e a risolvere insieme piccole attività del quotidiano, favorendo allo stesso tempo una socializzazione con gli operatori. In questo, i dispositivi di protezione non sono di aiuto, perché creano un ostacolo fisico e psicologico, ma sono indispensabili.

Se la persona è collaborativa, l’attività sarà finalizzata al graduale recupero della resistenza (con o senza ossigeno) e dell’autonomia funzionale, tramite facilitazioni negli spostamenti e nel cammino, all’utilizzo degli ausili più idonei a far recuperare la fiducia e la sicurezza nei propri mezzi. Inoltre, viene favorita la terapia occupazionale per riprendere confidenza con le attività della vita quotidiana.

Nell’ultima fase gli esercizi respiratori saranno maggiormente attivi e il paziente sarà guidato a riprendere e a riconoscere le proprie capacità funzionali. Solo vedere i valori del saturimetro, ovvero dell’ossigenazione, che rimangono stabili durante l’esercizio dà una spinta motivazionale incredibile, perché indica l’avvicinarsi della guarigione e del rientro a casa.

Sindrome “Long Covid”: i sintomi sfuggenti che durano nel tempo

Fatica, affanno per attività minimali, difficoltà attentive, insicurezza, ansietà e disturbi del riposo notturno: purtroppo, spesso residuano dei quadri disabilitanti anche al domicilio. È bene sottolineare che molto frequentemente si riscontrano dei danni a livello polmonare, evidenziabili radiologicamente per diversi mesi. Questo lasso di tempo è però indicativo, in quanto non si ha ancora la certezza dell’effettiva durata delle lesioni.

Il nostro impegno è di fornire un piano di lavoro al domicilio e quando serve un programma ambulatoriale motorio e respiratorio che accompagni e rafforzi la ripresa della persona. Sarebbe ottimale avere il supporto di strutture territoriali che svolgessero tali attività, perché le limitazioni di accesso e l’impegno gravoso all’interno dell’Ospedale per la persistente pandemia, sta limitando pesantemente il nostro apporto in queste situazioni.

Rispondiamo assieme ad un emergente bisogno di assistenza e cura che ancora non trova una risposta strutturata all’interno del nostro Sistema Sanitario Nazionale. 

(Fonte Internet Ospedale Fatebenefratelli)

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